PRIMO PROGETTO: KINDERGARTEN_SILVIA SPALLINA
Affacciata a tavola dal braccio di mio padre, giocavo con il suo orologio da polso mentre lui mi sbucciava l'arancia. Ricordo lo spessore della lana del suo maglione, il cuoio del cinturino del suo orologio. Seduta sulla sua gamba sinistra, tra il busto e le sue braccia… lì c'era tutta la mia concezione di spazio. Il ricordo mi ha suscitato un'impressione di chiusura, una sensazione di sicurezza.
La direzione che credo di aver individuato è la sporgenza di chi si affaccia da un ambiente chiuso, focalizzando l'attenzione, più che sulla vista che si offre, sul punto di demarcazione interno - esterno (braccia-tavolo). Non ricordo nulla infatti della tavola all'ora dei pasti, ma ricordo nei dettagli quel braccio familiare.
Schema del mio primo ricordo
Immaginario di riferimento:
Il pensiero educativo di Friedrich Fröbel_ Il kindergarten, luogo prediletto per l'educazione del bambino, contiene già nel nome la concezione ispiratrice dell'intero sistema educativo relativo all'infanzia. I bambini, infatti, vengono considerati come piante mentre i maestri, che ne devono aver cura, come giardinieri. La maestra-giardiniera deve assecondare lo sviluppo della spontanea creatività del bambino attraverso una serie di giocattoli, detti "doni", che sviluppano la coscienza del bambino relativamente a se stesso, alla natura, agli altri.
Playful Kindergarten, 70°N Arkitektur (www.archicentral.com)
Padiglione Gran Bretagna Biennale di architettura, Venezia 2010
"La natura come preistoria dello spirito" Friedrich Schelling_ La natura, concepita finalisticamente e organicamente come "natura naturans" (e non fisicamente o scientificamente come "natura naturata"), è il luogo della conciliazione degli opposti che permette di cogliere, attraverso l'intuizione, l'unità dei fenomeni. Nell'uomo la natura compie la propria realizzazione divenendo spirito.
"E piove su i nostri volti silvani" Gabriele D'Annunzio, La pioggia nel pineto_ La fusione panica dell'uomo con la natura porta l'uomo a sentirsi parte di essa.
IPOTESI DI CONTESTO:
Gli obiettivi qualitativi che mi sono prefissata riguardano principalmente la mia aspirazione a un'architettura più fluida, interattiva e conivolgente.
Vorrei che ogni struttura fosse fruibile in maniera fluida, scorrevole, naturale, senza rinunciare però a una netta demarcazione laddove necessaria. Penso a strutture che, sin dalla loro morfologia, guidino, indirizzino gli utenti che le vivono.
Zaha Hadid, Regium
SANAA, Rolex Learnin Centre, Losanna
Vorrei che le strutture non fossero solamente contenitori di utenti, set di attività , ma parte integrante delle funzioni cui sono finalizzate. Penso a un' architettura più partecipe delle attività degli utenti che, a loro volta, già partecipano dell' architettura per il semplice fatto di abitarla. Un' architettura che non funga solo da collocazione, ma si faccia essa stessa ambientazione nel senso più organico del termine.
StudioUap, Asilo Quarticciolo
Connesso agli aggettivi precedenti, il terzo è "coinvolgente". Intendo un' architettura che ponga la centralità sul soggetto, cosicché quest'ultimo si senta, non semplicemente avvolto dall'ambiente circostante, ma coinvolto da esso in quanto percepirà di farne parte come elemento di completamento e, come tale, imprescindibile per la risoluzione dell' opera complessa che ha nel soggetto la propria ragion d'essere.
Lakeside Bath, Caldaro (www.e-architect.co.uk)
AGGETTIVO: fluido
COME: si piega, si divide, si sovrappone
REGOLA: lo smusso degli angoli produce superfici ondulate, scompaiono gli spigoli
AGGETTIVO: interattivo
COME: si adatta, assume configurazioni diverse
REGOLA: predilezione di forme adattabili o morfologie che si prestano a diverse letture
AGGETTIVO: coinvolgente
COME: si schiude, si piega, si avvolge
REGOLA: continuità di superfici che si ripiegano su se stesse includendo parti rigide di geometrie contrastanti
Il paradigma si è incrementato, dalla schematizzazione del primo ricordo dall'alto, con la definizione di una direzione e di un punto di vista, al posizionamento dei tre aggettivi-obiettivi sullo schema stesso. Successivamente ho associato ai tre aggettivi gli spazi destinati alle attività dei bambini all'interno del kindergarten. Il risultato è un paradigma organizzativo che stabilisce i rapporti tra le parti e definisce le prestazioni per ognuna di esse, da raggiungere tramite l'applicazione delle regole di trasformazione.
ESPLICITAZIONE DELLE REGOLE DI TRASFORMAZIONE
PRIME IPOTESI DI FORMALIZZAZIONE
Stabilite le prestazioni richieste ai singoli ambienti e formulate le regole da applicare per ottenerle, sono passata a una prima formalizzazione dei singoli ambienti. Procedendo in questo senso, ho tenuto come riferimento l'immaginario di un bambino in un parallelismo tra la finalità di spazi e oggetti a lui destinati e la percezione che ne ha il bambino stesso, raramente rispondente alla funzionalità reale. A catalizzare questa operazione una sorta di regola del contrappasso in positivo che compensi ciò che il bambino percepisce negativamente, come proibizione o esclusione, con delle "concessioni" seppur controllate.
Nell'ambiente destinato al riposo, ho cercato una mediazione tra l'elevazione e la circolarità . Il bambino infatti, aspira all'altezza che percepisce come un divieto (basti pensare al tabù della soffitta, o agli oggetti da non toccare nascosti sulle mensole in alto) ma si sente al sicuro quando disposto in circolo e sa di proteggere la palla giocando in cerchio sul pavimento. L'idea è quella di una rampa la cui curvatura, accentuata dalla copertura, che si origina direttamente dalla piegatura della parete perimetrale esterna, "accompagni" il bambino nella sua esplorazione dello spazio. Nel tempo del sonno, si raggiunge così lo spazio dei sogni, per poi scendere nuovamente allo spazio dei giochi e al tempo scandito dall'ora della merenda.
Nell'ambiente destinato al consumo dei pasti, momento di comunione per eccellenza, ho pensato a uno spazio centrico che consenta una disposizione omogenea dei tavoli dei bambini e la loro interazione e osservazione reciproca. Ho cercato di evitare i caratteri che potessero costituire dei riferimenti alla "tavola dei grandi" dalla quale il bambino è quasi sempre escluso; in questo senso ho bandito gli spigoli, sinonimo di pericolo, e ridotto la longitudinalità che accentua il senso di distanza.
Come ambiente riservato al gioco, ho pensato a spazi sostanzialmente aperti e interconnessi in modo da non creare una schematizzazione rigida degli spazi che costringano il bambino a viverli esclusivamente per una determinata attività . Importante è la connessione con l'ambiente esterno immediatamente accessibile dall'interno, dove possono aver luogo altre attività ludiche ed educative.
PRIMA FORMALIZZAZIONE COMPLESSIVA
Il modello complessivo è il risultato dello studio delle probabili connessioni tra i singoli ambienti ipotizzati in precedenza, con la definizione dei relativi interfaccia. Nell'assemblaggio sono emersi anche ulteriori spazi, non considerati singolarmente, quali i servizi, l'ingresso e la pensilina sul prospetto principale.
