Primo approccio alla trasformazione generativa. Partendo da un parallepipedo dalle dimensioni in rapporto 3:4:5, ho praticato 5 trasformazioni elementari basate sul rapporto aureo con l'obiettivo di rendere più armonico il solido iniziale. Per prima cosa ho intesercato il solido con una sfera di diametro 0.618 volte la lunghezza di valore 4, mantenendo poi le sole parti comuni, successivamente ho sottratto dei parallepipedi di altezze ciascuna 1.618 volte la precedente. L'esito mi ha soddisfatto solo parzialmente: se da un lato noto di aver incrementato con successo l'armonia intrinseca del volume di partenza, dall'altro il volume ottenuto non penso rifletta interamente la mia concezione spaziale personale.
Conflitto tra finitudine congenita e anelare all’infinito, ad una fuga metafisica da una convivenza forzata, come uno specchio non lascia intuire ciò che sta oltre la cornice ma comprime nei suoi limiti niente più che una realtà palpabile, intellegibile al tatto, così il desiderio fugge dalla tela, in uno sguardo distante dal concreto, in un riflesso a celare un principio in primo piano, in un’inquietudine a tinte cupe.
In questo primo esercizio di connessione tra eventi distinti ho trovato molto difficile staccarmi dall'indagine analitica e metodica di sderivazione scolastica. Ho tentato di far mia la lezione del Montale trascrivendo le impressioni immediate senza forzature di connessione sintattica o grammaticale, coltivando la parola pura e scarnificata piuttosto che l'analisi logica. In questo modo ho definito analogie soggettive, anche se mi sento ancora molto vincolato all'oggetto e alla ricerca di obiettività per una forma mentis impostami alla nascita.
"Out, out, brief candle!
Life's but a walking shadow, a poor player,
That struts and frets his hour upon the stage,
And then is heard no more. It is a tale
Told by an idiot, full of sound and fury,
Signifying nothing."
(Ultimo monologo di Lord Macbeth)
Aggettivi: Irrequieto, Furioso, Vano.
Il brano che ho scelto è l'ultimo monologo di Lord Macbeth, fedelmente riportato dall'immensa opera shakespeariana alla quale sono molto legato per la sua profonda ingerenza in un particolare periodo della mia vita.
Gli aggettivi estrapolati sono il mio scheletro di un motore dialettico di rivoluzione.
Il principio di una rivoluzione è uno sguardo irrequieto, desideroso, lontano, come quello del primopiano in Giorgione. L'irrequietudine si fa furia individuale e collettiva nel conflitto dialettico tra mondi distanti, come antica nobiltà ed eterna miseria, come la rabbia cromatica tra divino e terreno ne El Greco. L'esito di una rivoluzione, qualunque sia, uccide ogni spontaneismo che diviene struttura, gerarchia, sistema; si spegne l'ardore alla nascita vanificando il tentativo, come la ricerca dell'infinito in Van Gogh si infrange nella mera finitudine di una cornice, preparando un nuovo sguardo per un nuovo ciclo in eterno divenire.
Ritmi architettonici in crescendo e sinuosità naturali: Lecco è irrequieta.
Emergenze come invocazioni di rabbia al cielo: Lecco è furiosa, e il suo grido è soffocato in pochi marchi sul terreno.
Abbellimenti ed aperture ciechi, protezioni permeabili alla vista, connessioni su corsi morti: Lecco è vana.
Il processo di progettazione generativa comincia con la scelta di un catalizzatore (o indiziario): ho scelto un quadro, tra i più significativi del Romanticismo italiano, Il Bacio di Francesco Hayez, peraltro veicolo degli aggettivi che ho scelto (in esso colgo fortemente l'irrequietezza di chi combatte, la furia dell'amore passionale, la vanità di molte lotte), al punto da farne anche base per la costruzione del paradigma indiziario.
Paradigma indiziario, ovvero un primo studio delle connessioni tra gli eventi principali presenti nell'idea di progetto. In prima battuta distinguo tre aree: una riservata alla dimensione pubblica, una privata e una terza dimensione in cui il privato si fa intimo. Sulla base degli aggettivi da me scelti ho costruito un percorso gerarchico che dal pubblico porta all'intimo. Penso in questo senso di riuscire a rendere progetto le mie intenzioni attraverso uno sviluppo in verticale, le cui connessioni tra un evento e il successivo non si limitino a scelte funzionali ma siano strumento per l'incremento di una o più delle qualità da me individuate come possibile bagaglio formale della mia identità di progettista in progress.
Paradigma operativo: in questa seconda fase definisco anche gli eventi secondari nell'ottica di un incremento di complessità e di qualità . Formalizzo quanto intuito nel paradigma indiziario distinguendo i tre diversi spazi, secondo una distribuzione verticale che ricalca la fisiologia umana di due corpi avvinghiati in un abbraccio (ai piedi il piano pubblico per l'otium, sul torace lo spazio privato di studio e lavoro (negotium) e nel "bacio" la spazio più intimo). In questa sede schematizzo per obiettivi alcune delle logiche di trasformazione che ho desunto dalla visione d'indagine della città di Lecco filtrata dalle qualità scelte.
Paradigma organizzativo: in questa fase distinguo, separandoli, i tre eventi principali che definiranno il mio progetto, definendo le qualità specifiche che contraddistinguono ambienti interni, connessioni tra eventi, rapporto interno/esterno, suddivisione interna.
Verifica di congruità dei volumi: con questo paradigma distributivo spaziale verifico le relazioni volumetriche tra gli eventi di progetto, sistematizzando il percorso e l'ordine gerarchico delle parti coinvolte, ciascuna secondo le qualità attribuite non in funzione dell'evento statico in sè ma del percorso dinamico che si innesta tra gli eventi percorrendoli progressivamente in qualsivoglia verso; essi sono pertanto qualitativamente connotati in modo che non si creino simmetrie o equilibri, anzi, in virtù di una continua rottura della stasi armonica tra le qualità delle parti, che non saranno mai univocamente furiose, irrequiete o vane ma presenteranno processi qualitativi dialettici in continuo corso.
Fu Topolino ad insegnarmi a parlare. Da piccolo ne scovai un centinaio, annate 1977-81, nella mansarda della casa di montagna dei miei nonni, dovè peraltro passai i primi giorni della mia vita ché quando nacqui i miei eran giovani e non si aveva una casa per noi. Comunque, dicevo, quei Topolino d'annato furono epifania. Cominciai a spalmare i miei pomeriggi sulle loro pagine grigiastre e polverose. Mio nonno, cultore del lavoro agreste e delle braccia forti, non è che ne fosse contento. Bisognava darsi da fare. Ma io fin da allora ero troppo intellettuale, o forse troppo pigro, e muto sul divano imparavo parole come "ozio" e "nipotame". Ogni tanto, anche queste le uso ancora.
::E' la memoria di Topolino a rendere necessaria la dimensione privata nell'idea di progetto; la copertina scelta è peraltro molto significativa: lo specchio restituisce un'immagine irreale, analogica, non interpretabile come sistema lineare nella realtà fisica. Ciò sta alla base dell'irrequietezza della persona nella sua intimità in rapporto al mondo esterno, e nella conseguente necessità di generare un diaframma irrequieto tra ambiente interno ed esterno. Eventi connessi nel paradigma: study, view, living room.
Non è che io non volessi diventare grande perché mi spiacesse a priori, tutt'altro. Solo che io, a differenza di quello sciame di disperati che mi condivideva le giornate tra il castello a scivolo e la buca della sabbia, da grande non sapevo esattamente cosa sarei stato. Ho conosciuto in quei primi anni che bazzicavo nel mondo almeno cinque venturi astronauti, due piloti di formula uno, tre cantanti (due maschi e una femmina) e il mio migliore amico, quello da cui facevo merenda un pomeriggio sì e uno no, ne era sicuro, sarebbe diventato un medico. Io annuivo e dicevo "bello", come quando il tuo cugino un po' strano ti mostra la sua collezione di insetti morti e a te piaccion le donne nude. Tutta quella roba, il me da grande, non mi interessava. Non mi piaceva nulla, solo starmene nel quarto di buca della sabbia che avevo concordato con altri tre fosse mia. Ma non ero sicuro si facesse anche da grandi, ché non avevo mai visto mio padre costruire un castello col culo sul suo, di quarto, e allora quando mi chiedevano "cosa farai fa grande?" non dicevo niente.
Peter Pan è l'emblema della furia e della rabbia di quando, da piccolo, venivo a contatto con qualcosa che non mi era accessibile in quanto bambino. E' l'irrequietezza del crescere, la risposta ad un mondo di forme e convenzioni. Ne scaturiscono la derisione dei classici formali e il rifiuto dello scontato, ortogonalità e forzature compositive (simmetrie, equilibri, regolarità ) su tutto. Eventi connessi nel paradigma: bedroom, balcony, stairway.
Ascoltavo questa canzone almeno due volte ogni giorno qualche anno fa. Fuori dall'asilo salivo sull'auto di mia mamma, una 500 blu scuro vecchia di vent'anni, e già la sentivo gracchiare nell'abitacolo da fuori i finestrini e continuare, poi, lungo tutto il tragitto che mi portava dal nonno. La sera, dopo cena, chissà come poi me lo sono sempre chiesto, forse che quella macchina era troppo piccola perché ci stesse più di un pezzo o forse che nessuno gliene aveva mai insegnati altri, ricominciava, la stessa. E non è che la capissi molto, nemmeno allora ero troppo sveglio, ma suonava bene e mia mamma la cantava e allora la cantavo anch'io.
Il testo di Rimmel rievoca nei miei ricordi la vanità e la disillusione della coppia per il singolo. Inoltre la sua melodia impostata su un giro armonico elementare motiva alla ricerca di proporzioni armoniche attraverso rapporti numerici aurei o musicali e allo sviluppo di logiche distributive fortemente connesse all'intimità interpersonale. Eventi connessi nel paradigma: bathroom, kitchen, entrance.
Ho ricercato, all'interno del paradigma volumetrico, dei punti di vista privilegiati per innescare il personale procedimento dialettico tra memoria (qui articolata sulle icone della mia infanzia) ed immaginazione ed applicare, quindi, delle regole di trasformazione votate all'incremento di complessità e qualità dei volumi elementari studiati. Le regole saranno definite a partire dai riferimenti da me individuati come identità di Lecco e scritte in modo da essere ripetibili non solo dall'autore ma da un utente qualsiasi.
Regola: Trees On A Window
Occasione: Ampia finestra, parete vetrata, frontiera sensorialmente permeabile tra interno ed esterno.
Qualità : Irrequieto
Regola operativa
Preso un punto qualsiasi del bordo dell'apertura, tracciare una linea nel piano dell'apertura in direzione totalmente aleatoria di lunghezza arbitrariamente 1.618 (unità da scegliersi concordamente con l'ordine di grandezza delle due dimensioni dell'apertura). Al capo della linea non toccante il bordo, diramare altre due linee di lunghezza l'una 1.618 l'altra 0.618, con angolo rispetto alla linea iniziale arbitrario ma esse separate da un angolo fisso di 2.4 rad, insistente sull'origine della diramazione. Ripetere l'operazione ad ogni capo libero delle linee progressivamente così ottenute. Quando una delle linee così generate intercetta il bordo dell'apertura, fino alla terza intercettazione utilizzare il punto di contatto come nuova origine della procedura, per le intercettazioni successive fermarsi.
Regola: Heil To The Sky!
Occasione: Coronamento, dettagli superiori esterni.
Qualità : Furioso
Regola operativa
Presa una superficie sommitale o di coronamento, tracciarne una diagonale. Estruderne il centro fino ad un'altezza pari a 0.618 volte la diagonale nel caso di coronamento di locali abitativi, 1.618 la diagonale nel caso di più piccoli dettagli ornamentali o funzionali (es. antenne televisive con chassis decorativi)
Regola: Restless Classic
Occasione: Soluzione d'angolo.
Qualità : Irrequieto
Regola operativa
Fissata un'unità di misura (u) di esattamente un'ordine di grandezza inferiore a quella delle pareti e scelto uno spigolo, modellare su una delle facce con lastre di spessore 0.1u, altezza 1u e larghezza alternatamente 1u e 1.618u. Sull'altra faccia coinvolta nello spigolo, invertire l'alternanza delle larghezze.
Regola: Blind Cave
Occasione: Modanatura dinamica pareti verticali.
Qualità : Vano
Regola operativa
Scelta una tamponatura verticale, dividerla in 25 parti (5 file per 5 colonne) e arretrare di 0.618 spessori di parete le seguenti partizioni (etichettate file per colonna): 2x2, 3x4, 4x3.
Regola: Scratching The Breaktrough
Occasione: Aperture e finestrature verticali, con eventuale funzione di separazione locali interni, oppure aperture semplici se generate da intersezioni
Qualità : Irrequieto, Furioso
Regola operativa
Scelta una superficie S di dimensioni Hs e Bs, costruire un triangolo isoscele di dimensioni H=Hs e B=(0.618/1.618)Bs. Inclinarlo di un angolo fisso (pi-2.4)rad con verso a scelta sia sul piano xy che sul piano yz, posizionare il centro di B a k/6 di Bs (k numero reale) e successivamente estrudere la porzione di superficie racchiusa nel triangolo di 1/3 Bs. Ripetere l'operazione lungo Hs ed estrudere qundi solamente i quadrilateri aree di intersezione dei triangoli.
Regola: Die, Die, Die My Stairway!
Occasione: Scale e connessioni oblique.
Qualità : Irrequieto, Furioso
Regola operativa
Costruito un gradino di dimensioni conformi all'utilizzo, raddoppiarlo in lunghezza, inclinarlo di 1.618° attorno all'asse parallelo all'asse z e passante arbitrariamente per uno dei due vertici consecutivi su di uno stesso lato lungo. Conficcarlo nella parete metà internamente ai locali, metà esternamente. Alternare, nella costruzione di una scala di più gradini, il vertice scelto per la rotazione dell'elemento intorno all'asse parallelo a z.
Regola: A Lead Role In A Cage
Occasione: Ingressi.
Qualità : Vano
Regola operativa
In prossimità di una porta o porta-finestra, porre una superficie che copra completamente l'ingresso. Estruderla di uno spessore 1.618 volte l'unità due ordini di grandezza inferiore alle dimensioni dell'ingresso. Anteporre quindi alla superficie una maglia 2x3 di dimensioni complessive pari alla superficie, attribuire alla maglia un offset pari al valore di estrusione precedentemente registrato da ambedue le parti, infine scavare la superficie eliminando le zone non interessate da detto offset. Rimuovere la maglia.
First Scenery: All Along The Watchtower
Regole applicate: Restless Classic da VP2, Heil To The Sky da VP3, Die, Die, Die My Stairway! da VP1, Scratching The Breaktrough da VP2, Trees On A Window da VP1, A Lead Role In A Cage da VP3.
Second Scenery: The Great Gig In The Sky
Regole applicate: Restless Classic da VP3, Heil To The Sky da VP1, Die, Die, Die My Stairway! da VP1, Scratching The Breaktrough da VP2, Trees On A Window da VP2, A Lead Role In A Cage da VP3.
Third Scenery: Like A Rolling Stone
Regole applicate: Restless Classic da VP1, Heil To The Sky da VP1, Die, Die, Die My Stairway! da VP2, Scratching The Breaktrough da VP3, Trees On A Window da VP2, A Lead Role In A Cage da VP3.