ALESSANDRAELSIDO-03
In principio Dio creò il cielo e la terra.
Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: "Sia la luce!". E la luce fu.
Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre
e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: primo giorno.
Dio disse: "Sia il firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque".
Dio fece il firmamento e separò le acque, che sono sotto il firmamento, dalle acque, che son sopra il firmamento. E così avvenne.
Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo, si raccolgano in un solo luogo e appaia l'asciutto". E così avvenne.
Dio chiamò l'asciutto terra e la massa delle acque mare. E Dio vide che era cosa buona.
E Dio disse: "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne:
la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: "Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte; servano da segni per le stagioni, per i giorni e per gli anni
e servano da luci nel firmamento del cielo per illuminare la terra". E così avvenne:
Dio fece le due luci grandi, la luce maggiore per regolare il giorno e la luce minore per regolare la notte, e le stelle.
Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra
e per regolare giorno e notte e per separare la luce dalle tenebre. E Dio vide che era cosa buona.
E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
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Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato.
Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero della conoscenza del bene e del male.
Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi.
Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre intorno a tutto il paese di Avìla, dove c'è l'oro
e l'oro di quella terra è fine; qui c'è anche la resina odorosa e la pietra d'ònice.
Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre intorno a tutto il paese d'Etiopia.
Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre ad oriente di Assur. Il quarto fiume è l'Eufrate.
ALLEGRIE DI NAUFRAGI
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.
Rifacendomi alle due grandi correnti di pensiero che parlano della creazione della Terra, ovvero quella biblica e quella scientifica, ho individuato dei caratteri che mi permettessero di dare forma al "Paradiso Terrestre" e ho individuato degli elementi che potessero risultare armonici se intersecati fra di loro: per questo motivo, ho scelto come catalizzatore una Supernova, che può essere sì espressione della creazione Scientifica (il Big Bang), ma anche di quella Biblica (Dio creò gli Astri...). Successivamente, partendo dal "cuore" di questa supernova, ho utilizzato increspature e macchie dell'esplosione per creare una divisione di spazi e definire la posizione dei quattro fiumi nominati nella Genesi, in modo da dare forma al mio PARADIGMA ORGANIZZATIVO. Ciò che ne è scaturito è un "paradiso" a forma sfaccettata, vagamente floreale, scandita dai quattro fiumi che hanno origine al centro, e che separano le zone creando dei "petali". PER FARE TUTTO CI VUOLE UN FIORE, recitava una filastrocca di Gianni Rodari.
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Questo paradigma ha preso forma anche grazie al contributo di alcuni "luoghi comuni", o visioni canoniche, che caratterizzavano in passato la Terra o l'Eden stesso. Infatti, in passato, si pensava alla Terra come un disco piatto e sottile, oltre il quale la realtà terminava: Questa concezione mi ha dato lo spunto per definire un volume di paradiso di forma floreale, piatto, collocato all'interno del nulla: Oltre al giardino non ci è dato conoscere cosa ci fosse, di conseguenza esso poteva essere unico e sospeso nel vuoto, nell'infinito. Un infinito che può essere un'enorme distesa stellare, come pure un vuoto d'aria, oppure ancora il paradiso può essere inglobato in una "pallina" spaziale, comunque sia, oltre ad esso, non ci è dato sapere: ecco perché la mia idea di "Paradiso fluttuante nel nulla".
Oltre a dimensioni e forma, mi sono ispirata anche alle concezioni più primitive che sostengono che il paradiso fosse semplicemente un'enorme distesa erbosa con un grande albero al centro: certi sostengono che sia l'albero della sapienza, altri l'albero della vita, altri ancora l'albero dell'armonia. Anche su questo argomento, non ci è dato sapere che cosa simboleggiasse esattamente l'albero, tuttavia ne abbiamo sempre sentito parlare: ed essendo che esso è così fondamentale nella storia della Genesi e dell'Eden, perché non collocarlo proprio al centro del Paradiso, in modo che possa sovrastare tutto e tutti, imponente e protettivo, esattamente come Dio?
Purtroppo invece, non posso dire di essere stata fortunata per quanto riguarda la Casa di Adamo: nessuno scritto, nessuna immagine, nessun pensiero, nemmeno lievemente accennato. Si sa solo che c'era. Questo "non sapere" è appunto rappresentato dai punti interrogativi. A questo punto, mi ritrovo quindi a dover progettare una casa mitica senza avere in mano nessuna descrizione fisica, quindi l'unica cosa che posso fare è rifarmi alle qualità primordiali della casa: essa deve essere sicura, deve riparare e deve essere accogliente e calda come l'abbraccio di una mamma: La nostra casa rappresenta anche le nostre RADICI. Quindi, ho deciso che la casa di adamo è un edificio che si compenetra e gioca con le radici dell'albero. Da sempre l'albero è indicazione di qualcosa di forte e sicuro: queste sono le stesse qualità che vorrei attribuire alla casa di adamo.
Una volta pensate tutte queste soluzioni, ho definito il mio PARADIGMA INDIZIARIO-VOLUMETRICO.
REGOLA DELL'AGGETTO
Obiettivo: Definizione di un elemento SILENZIOSO.
La tranquillità e il silenzio sono due caratteristiche che si raggiungono con l'allontantamento della folla rispetto alla nostra singolarità . Allo stesso modo, per ottenere un elemento silenzioso e tranquillo, bisogna costruire un oggetto che tenda a "staccarsi" dal resto della costruzione, in modo da diventare un luogo racchiuso. Quindi l'ottenimento di un elemento SILENZIOSO dipende dalla sua capacità di staccarsi dal resto della realtà .
REGOLA DEL CUBO DI RUBIK
Obiettivo: Definizione di un elemento GIOVANE.
anche scomponendosi e ricomponendosi, la struttura rimane un solido parallelepipedo diviso in moduli uguali.
Tuttavia, naturale e "alberoso" non vuol dire necessariamente anche retrogrado, di conseguenza la casa di Adamo avrà una forma ed una funzionalità tipica di una casa moderna e avrà tutto fuorchè l'aspetto della "grotta primitiva". Questo è anche perché voglio che ci sia compenetrazione fra "nuovo" e "antico", fra "scienza" e "natura". Il mio progetto vuole essere un connubio fra due concezioni che non hanno mai trovato un accordo, vuole essere un "rapporto di contraddizioni". Contraddizioni che hanno sempre trovato largo spazio nel testo biblico (Gli ultimi saranno i primi... I poveri saranno i ricchi... etc).
Per questo motivo, ho deciso che l'edificio sarà qualcosa totalmente privo di naturalità , una costruzione a moduli squadrati e assemblati fra di loro. Il materiale di cui sarà costituito è il vetro: Il vetro si crea con la sabbia silicea scaldata, è trasparente come l'acqua e sottile, ma resistente al vento. Insomma, racchiude in sè le quattro forze della natura: Terra, Fuoco, Acqua e Aria; quindi, pur essendo un materiale artificiale, è espressione massima della natura.
L'edificio, completamente artificiale, si incastrerà nel tronco dell'Albero e creerà un gioco di compenetrazioni con le radici dello stesso, e la sua struttura portante sarà in legno, così da risultare un artificiale, frutto di produzione da un naturale.
L'Albero è il "mini albero" per eccellenza: Un bonsai. Esso occuperà una grande porzione di territorio dell'Eden sovrastando, governando e vigilando il mondo circostante: Ecco che allora qualcosa di "estremamente piccolo", quasi insignificante, diventa un elemento di estrema importanza, "estremamente imponente". Ancora una volta una contraddizione.
Per l'edificio, sono partita dall'immagine di un tralcio di vite (simbolo della vita e del lavoro umano) e ho definito il paradigma organizzativo degli ambienti principali. Successivamente, secondo i miei aggettivi, sono arrivata al paradigma indiziario.
L'edificio è in simbiosi con l'albero, è un compenetrarsi fra radici e murature, fra naturale ed artificiale.
Dopo aver definito i miei "parametri - carattere" dell'edificio, ne ho disegnato le sezioni orizzontale e verticale, partendo da uno schema indicativo molto semplice di figure piane.
L'estremamente artificiale non solo si compenetra, ma si mimetizza con l'estremamente artificiale. Per accentuare la mimetizzazione, l'intero edifificio è ricoperto esternamente di specchi, che riflettono i colori e i motivi della vegetazione.
Ho scelto di collocare il mio Eden su una piattaforma fluttuante dello Spazio profondo, protetto da una coltre di nubi. L'universo simboleggia il vuoto, qualcosa che va al di là delle nostre conoscenze, ed essendo che a noi mortali non è dato sapere il luogo preciso dove il Paradiso Terrestre fosse situato, non possiamo nemmeno immaginare come fosse. L'unica cosa che possiamo sapere, è che il paradiso apparteneva alla volta celeste.
